Il gambero della Louisiana

  Gambero rosso della Louisiana – Procambarus clarkii2


Questo crostaceo decapode, di origine americana ma ormai introdotto negli allevamenti a scopo alimentare in quasi tutti i continenti, in Italia è stato importato illegalmente negli anni ’90 da parte di una piccola Società toscana. Nel 1992 un’alluvione colpì la zona interessata e sommerse l’allevamento permettendo ai gamberi di fuggire e di colonizzare inizialmente il lago di Massaciuccoli e successivamente gran parte della Toscana. L’uomo ne ha poi permesso la diffusione ed oggi lo ritroviamo in Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, in parte delle Marche e della Campania, in Umbria e nel Lazio.

La specie non deve essere confusa con il nostro Gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), autoctono, che vive attualmente solo in qualche ruscello collinare dalle acque limpide e ben ossigenate.


Il gambero nostrano (Austropotamobius pallipes),a_pallipes05-500 a_pallipes06

Il gambero rosso della Louisiana ( Procambarus clarkii)

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È caratterizzato da un’elevata velocità di accrescimento che lo porta a raggiungere la taglia massima di 15 cm. con un peso di circa 1 etto, ma soprattutto da un forte tasso riproduttivo: una femmina può riprodursi anche 2 volte all’anno dando alla luce fino a 700 larve che saranno pronte a riprodursi a loro volta 6-7 mesi più tardi Il Gambero della Louisiana è dotato di alta capacità di diffusione e molto adattabile ad ambienti diversificati, compresi quelli asfittici; inoltre tollera tassi di inquinamento più elevati rispetto a quelli che ucciderebbero anche i pesci più resistenti, e sopporta bene anche i fungicidi e gli erbicidi nelle dosi utilizzate per l’agricoltura. E’ considerato un vero e proprio flagello per la fauna ittica, sia per la predazione diretta sulle uova di pesci ed anfibi, nonché sui girini di questi ultimi, sia per la concorrenza sulle risorse alimentari (molluschi, insetti ed altri invertebrati acquatici). Inoltre, dato che anche il Gambero si nutre spesso di piante acquatiche, l’azione combinata del crostaceo e della Nutria possono avere un impatto devastante su alcune specie vegetali, come le ninfee. Fortunatamente, molti uccelli acquatici hanno imparato ben presto a considerare il Gambero un’ottima e tutto sommato facile preda: nel Padule di Fucecchio, per esempio, i numerosi aironi che nidificano in garzaia possono esercitare un’azione di controllo, anche se non risolutiva, sulla popolazione dell’invasore americano. Da parte dell’uomo l’unico rimedio applicabile sembra essere quello del prelievo attivo dai luoghi nei quali questo animale si è ambientato fin troppo bene.


Mangiare il gambero della Louisiana è certamente un’esperienza da provare. Si tratta di un crostaceo dal gusto delicato anche se la percentuale di parte edule rispetto ad altri organismi acquatici simili, è certamente inferiore. C’è chi lo propone come antipasto, chi nell’originale “cacciucco di acqua dolce”, chi “alla diavola” in umido, fatto sta che la quantità e la qualità di proteina che il P. clarkii può fornirci è significativamente superiore a quella messa a disposizione da altri abitanti del mondo acquatico, ritenuti universalmente molto più nobili e magari, per tale motivo, pagati sul mercato molto di più. Ma non è tutto. Il nostro gambero presenta un tenore di grassi raramente riscontrabile in altri animali che popolano il mondo acquatico. L’1% di lipidi che all’incirca contiene, presenta inoltre un profilo di acidi grassi di qualità, con acidi grassi insaturi che complessivamente possono raggiungere anche il 70% del totale, mantenendo una leggera prevalenza dei monoinsaturi e una significativa presenza di polinsaturi della serie n-6, visto che comunque si tratta di un animale di acqua dolce che tuttavia può adattarsi bene anche agli ambienti salmastri. Consistente, se pure di minore entità rispetto ad altre specie ittiche comunemente reperibili sul mercato, è anche il tenore degli acidi polinsaturi della serie n-3 a lunga catena, il C20:5 e il C22:6, quelli che i nutrizionisti consigliano di utilizzare per prevenire malattie cardiovascolari.
La sua depurazione in apposite vasche è comunque molto importante perché questo crostaceo può trovarsi, per periodi più o meno lunghi, a contatto con fango di ambienti anche fortemente inquinati.